Istruzioni per il culto pubblico di Dio

Dal direttorio dell'Assemblea Riformata di Westminster del 1643
(commenti del past. P. Castellina)

I. Il riunirsi della comunità e il comportamento da tenersi durante il culto pubblico di Dio.
1.1 Quando la comunità si raduna per il culto pubblico, ogni singolo membro della chiesa (dopo essersi spiritualmente preparato) converrà per parteciparvi. Non se ne assenterà per negligenza, né con il pretesto che un culto privato o una riunione privata gli sia sufficiente.
Commento. Questo articolo mette in particolare rilievo (a) la necessità della frequenza regolare al culto comunitario, a meno che non vi siano motivi oggettivamente giustificabili per non farlo. (b) Importante è pure la necessità di prepararsi interiormente al culto prima di arrivarvi. Ci rendiamo conto di quello che stiamo per fare? Là ci incontriamo con Dio e il nostro atteggiamento dovrà essere sempre rispettoso e disponibile. Il fedele prima del culto invoca Dio affinché Egli apra la sua mente ed il suo cuore a Lui e lo renda pronto a ricevere la Sua presenza, radicando nel suo cuore quanto udrà. Ogni altra occupazione o pensiero che ci possa distrarre dal culto dovrà essere messo da parte. (c) Il culto pubblico è insostituibile per il cristiano. La devozione privata, famigliare, o di un gruppo ristretto, per quanto lodevole e necessaria, non lo sostituisce.
1.2 Ciascuno entri nel locale di culto in modo rispettoso e composto e prenda subito posto nei banchi senza genuflessioni o altri gesti di adorazione verso un luogo o un altro come si usa nelle chiese cattoliche.
Commento. Il locale di culto non è sacro in sé stesso, ma diventa un "luogo santo" quando viene usato per adorare Iddio. Non è più un luogo qualunque. Esso dovrà essere un locale sobrio, tranquillo, e confacente alla meditazione ed alla preghiera. L'atteggiamento di chi entra dovrà essere confacente alla solennità del momento, anche se vanno evitati i gesti esteriori comuni ai cattolici-romani, che spesso degenerano in superstizione ed in forme non previste da un culto biblicamente fondato.
1.3 Quando i fedeli avranno tutti preso posto, puntualmente all'ora stabilita, il ministro, dopo aver solennemente rivolto a tutti l'appello al culto del grande Iddio, dovrà iniziare con una preghiera. Essa dovrà avere il seguente contenuto:
Commento. La puntualità dell'inizio del culto e dell'arrivo dei fedeli è un importante segno di rispetto non solo di Dio, ma anche di coloro che vi convengono. Le seguenti ed altre indicazioni per la preghiera non sono evidentemente la preghiera stessa, ma soltanto una traccia per la preghiera spontanea che dovrà riflettere lo spirito del momento del culto in cui viene pronunciata.
Con ogni riverenza ed umiltà, dovrà dare prima riconoscimento alla grandezza e maestà del Signore (alla cui presenza i Suoi fedeli sono convenuti). Nello stesso tempo dovrà riconoscere come questo Suo popolo in realtà sia indegno d'accostarsi a Lui, e incapace di renderGli culto come si conviene. Per questo dovrà chiederGli perdono e la grazia di essere da Lui accolti e guidati durante l'intero culto. Dovrà infine chiedere al Signore che benedica quella particolare porzione della Scrittura che sarà letta. Il tutto nel nome e per la mediazione del Signore Gesù Cristo.
1.4 Cominciato che sia il culto, il popolo presterà ad esso indivisa attenzione, astenendosi dal leggere alcunché se non ciò che il ministro legge o cita. Dovrà inoltre astenersi da ogni bisbiglio o chiacchiera, conversazione, saluti od omaggio a qualunque persona ivi presente o che entri. Non vi dovrà essere alcun comportamento non appropriato come mettersi ad osservare altre persone o peggio appisolarsi, o qualunque altra cosa che disturbi il ministro o i fedeli, e che li distragga da rendere a Dio il culto dovuto.
Commento. Che al culto si venga partecipando realmente con tutta la nostra attenzione, può sembrare scontato, ma non è sempre il caso. Capita talora che -invece di prestare attenzione- si divaghi nei propri pensieri, si guardino altre persone, o si legga ciò che non è comunque pertinente a quanto si sta svolgendo in quel momento nel culto: questo non è ammissibile. Riprovevole anche la conversazione privata, bisbigliare commenti, salutare Tizio o Caio. Socializzare non è sbagliato, ma va fatto prima o dopo il culto. Il culto è incontro con Dio. L'assoluto e rispettoso silenzio nella sala è d'obbligo. Bisbigliare può anche voler dire pregare privatamente: il che è importante, ma va fatto in altra sede. Addormentarsi è poi il colmo, ma talora succede. Se per qualche motivo non si riesce a reprimere il sonno, è meglio alzarsi e mettersi in fondo alla chiesa in piedi, oppure uscire, rivedendo poi i propri ritmi di vita...
1.5 Se qualcuno, per necessità, non gli è possibile arrivare al culto all'orario stabilito per il suo inizio, non dovrà, entrando fra l'assemblea, intrattenersi in devozioni private, ma dovrà rispettosamente comporsi unendosi ai fedeli e partecipando all'atto di culto in quel momento in corso.
Commento. Tutto ciò che possa quindi disturbare il culto è da evitarsi con la massima cura. Il momento è sacro e rispecchia l'onore che noi dobbiamo dare a Dio. Come ci comporteremmo se dovessimo presenziare all'udienza di una grande autorità? Dio è ancora più importante della più grande autorità. Egli è Re dei re e Signore dei signori.
II. La lettura pubblica delle Scritture
2.1 La lettura della Parola nell'assemblea dei fedeli, essendo parte del culto pubblico di Dio, -nel quale riconosciamo la nostra dipendenza da Lui e la nostra sottomissione a Lui- è l'unico mezzo da Dio santificato per l'edificazione del Suo popolo, e deve essere svolta da pastori e da insegnanti. Ciononostante, secondo che il ministero lo richieda, possono esercitare occasionalmente questo ministero, ed esercitare il loro dono di predicazione, anche altre persone, se autorizzate dal proprio presbiterio.
Commento. La lettura biblica e la fedele esposizione del suo contenuto, è fondante e non accessoria per il culto pubblico. Non solo bisogna leggere in modo sensato ed assolutamente intellegibile a tutti, ma pure la fedeltà della esposizione biblica deve essere effettuata da persona autorizzate che, per competenza e fedeltà, la comunità possa garantirne la correttezza.
2.2 Verranno letti pubblicamente tutti i libri canonici dell'Antico e del Nuovo Testamento (ad eccezione di quelli che comunemente vengono chiamati Apocrifi). Questo dovrà essere fatto nella lingua del popolo, secondo la migliore traduzione autorizzata, in modo distinto, a che tutti possano udire e comprendere.
2.3 Quanto vasta debba essere la porzione della Scrittura da leggere, viene lasciato alla sapienza del ministro. E' utile però che di solito si legga ad ogni incontro un capitolo di ogni Testamento, e talora di più laddove i capitoli sono brevi, o la coerenza dell'argomento lo richieda.
2.4 Si richiede che tutti i libri canonici vengano letti in ordine consecutivo, affinché il popolo possa famigliarizzarsi con l'intero corpo delle Scritture. Ordinariamente, dove la lettura viene terminata la domenica, bisognerà riprendere la domenica successiva.
2.5 Raccomandiamo pure la lettura più frequente che il lettore giudicherà migliori per l'edificazione dei suoi uditori, come il libro dei Salmi o simili.
2.6 Quando il ministro che legge reputerà necessario esporre ciò che viene letto, non lo si faccia fintanto che sia terminato l'intero capitolo o Salmo. In ogni caso bisognerà tenere in considerazione il tempo utilizzato a che né la predicazione, né le altre ordinanze, si dilunghino tanto da essere tediose. Questa regola dovrà essere osservata in tutte le funzioni pubbliche.
Commento. La durata della funzione ha una sua lunghezza "fisiologica" della quale il ministro deve essere sensibile. E' possibile andare avanti anche ore quando c'è lo spirito adatto, ma in genere è meglio limitare il tutto entro l'ora. E' totalmente controproducente stancare i partecipanti con parole superflue, meglio una comunità attenta e partecipativa con poco tempo, che un uditorio annoiato nel molto tempo. Non ci sono regole a riguardo, tutto dipende dallo spirito della riunione, dalla rispondenza della comunità, da come lo Spirito oggettivamente ispira, nel buon senso.
2.7 Oltre alla lettura pubblica delle Sacre Scritture, ogni persona che possa leggere, dovrà essere esortata a leggere le Scritture privatamente. Ogni altro che non possa leggere, a meno che non sia impedito dall'età o da altro, verrà esortato allo stesso modo ad imparare a leggere e ad avere in proprio una Bibbia.
III. La preghiera pubblica prima del sermone
Dopo aver letto la Parola (ed aver cantato i Salmi), il ministro che dovrà predicare si adopererà a che il suo cuore e quello dei suoi uditori venga esamini attentamente la propria condizione di peccato, se ne dolga davanti al Signore e sia affamato ed assetato della grazia di Dio in Gesù Cristo, procedendo ad una piena confessione di peccato, con vergogna e confusione secondo quanto ora elencheremo.
IV. La predicazione della Parola
La predicazione della Parola, essendo potenza di Dio per la salvezza di chiunque crede, ed una delle più grandi ed eccellenti opere che spettino al ministro dell'Evangelo, dovrà essere eseguita a che l'operaio che non abbia da vergognarsi e che possa salvare sé stesso e coloro che lo ascoltano.
Si presuppone (secondo le regole dell'ordinazione), che il ministro di Cristo sia in qualche buona misura dotato per un tale grave servizio, dalla sua abilità nelle lingue originali e in quelle arti e in quelle scienze che sono serventi della teologia. Dovrà conoscere l'intero corpo della teologia, ma soprattutto l'intera Scrittura, avendone sensi e cuore in esse esercitati al di sopra del credente comune; e per illuminazione dello Spirito Santo.


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